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Ritrosia

mostra personale
a cura di Angelo Capasso
Galleria Miralli, Viterbo

Foto di Francesco Galli

Catalogo
“Ritrosia”
testi di Angelo Capasso e Nadia Romano
Giuseppe Sorgini Editore, Roma

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Da “Ritrosia”…

VISIONI SEGRETE (libere scatole ermetiche ed altri ingombri)

Il lavoro di un anno, un campionario di circa sessanta scatole e qualche altro ingombro, due moduli di scaffalatura di cm. 180 per 260 circa, in legno scuro, alcuni piedistalli di varie misure, una pedana tipo mezzo podio per salire e scendere, luci: basse, leggere, radenti, verticali, alcuni piccoli specchi decorati con peluche e figurine, un frigorifero un po’ vecchio ma funzionante, fotoritratti di famiglia con cornicetta e mensolina, un piccolo tavolo con tre sedie di legno scuro, un vecchio divano.
Le scatole potranno essere disposte nell’ambiente, sia sulle scaffalature precedentemente installate, sia a parete, sia su piedistalli, sia libere, gli altri oggetti sparsi con una postura simile ad una dispensa fruibile, qualcosa che inviti a toccare ma non necessariamente, l’ambiente determinerà l’impatto della prima scena ed ogni oggetto potrà trovare la giusta locazione secondo un principio di adozione del luogo che si rende disponibile alla variante, alla disposizione temporanea delle cose.
Ogni scatola contiene qualcosa, qualcuna solo un occhio, visibile guardando attraverso il buco, tondo o nelle più arcaiche a forma di serratura, ci possono anche essere più buchi (due) o costellazioni di buchi, la visione si ottiene mediante l’uso di uno specchio posto all’interno delle scatole che riflette il corpo esterno illuminato, il buco illuminato appare dentro, proiettato, come al cinema ma con qualcosa di ribaltato perché il proiettore e’ anche l’occhio vedente, in pratica capita di “trovare” il proprio occhio in un esasperato atto di guardare, nel tentativo di “vedere”.
In alcune appaiono delle scene, con vari personaggi e situazioni, queste si illuminano mediante fori sul “tetto” o feritoie allargate e griglie sul fronte della scatola, spesso l’austerità esteriore viene interrotta dal glamour della scena o dalla luminosità amplificata degli interni, vere stanze abitate, loculi carcerari, porzioni di sogno, piccoli templi, apparizioni dal fondo scuro, come spiegare…? Purtroppo ho rifiutato l’idea di fotografare gli interni prima di chiuderle, ho scelto questo affinché la visione privata e unica, la magia dell’occhio vedente, il mistero della visione stessa, agiscano come interferenza, come codice ulteriore, come evento.
E’ un lavoro che dedico all’attenzione, alla vicinanza assoluta, vicino vicino, l’occhio nel buco, oppure il campo e’ aperto, l’ingombro e’ nella stanza, l’occhio anche.
L’occhio va, vede, fotografa, proietta l’esterno verso l’interno, direttamente dentro, nel loculo delle elaborazioni. (nessuna sintesi).
Le scatole non sono un cane che scodinzola e si agita per attirare l’attenzione ma piuttosto un vecchio corvo che se ne sta in disparte, osserva e tace.
Nulla può far presagire ciò che custodiscono, permane il mistero, che si dissolve solo con la curiosità e con un gesto di più’ concreta attenzione.
Riesumare le origini della visione contemporanea e’ un po’ come ribadire le origini arcaiche di ogni modernità.
Forse a nulla serve.
Altro aspetto dell’esperienza e’ la non riproducibilità tecnica della visione ottenuta guardando nelle scatole e che ogni rievocazione possibile si affidi solo alla memoria individuale ed al racconto…
La memoria e’ la possibilità stessa di pensare, il valico di ogni ossessione possibile, di ogni forma di conoscenza, di ogni scienza, di ogni armonia.
“un venditore di visioni”.

  1999